Buongiorno del Rettor Maggiore (   Roma 2 ottobre 2010 )

 

L’Associazione degli Exallievi ed Exallieve di don Bosco sta per celebrare il centenario della fondazione.

Nel 1911 l’allora vicario del Rettor Maggiore Don Filippo Rinaldi fondò questa associazione a cui voi appartenete e che posteriormente fu riconosciuta come gruppo ufficiale della Famiglia Salesiana.

Celebrare un centenario è una cosa molto importante: nella vita di una persona, perché sono poche le persone che raggiungono quell’età, ma anche nella vita delle istituzioni tante cose che sorgono e che dopo pochi anni spariscono…

La nostra Associazione, dopo cento anni, non è invecchiata, anzi al contrario sta vivendo il suo primo centenario e restano ancora secoli di storia da scrivere…

Sarà importante però celebrare bene il centenario, non facendo fuochi di artificio, che a niente servono (fireworks), ma cercando veramente di portare l’associazione dove deve stare oggi.

Per avere un’associazione con identità,abbiamo bisogno di 3 cose: integrazione, formazione, progetto storico. Dobbiamo cercare veramente di integrare, di far membri attivi gli Exallievi. Senza questo, il legame è molto debole, e perciò a livello locale sovente non esistono perché non c’è veramente il lavoro primo che è quello di integrare, di aggregare…Il secondo, la formazione perché viviamo in una società che cammina ad una velocità ultrasonica. Oggi è molto più facile essere outdated, non updated… essere obsoleti. Voi sapete che i computer dopo 2-3 anni non sono più capaci di leggere le informazioni, di leggere i nuovi software… e hanno bisogno di cambiarlo, di aggiustarlo…e molte persone si sentono così, obsolete, incapaci già di leggere, di capire e dunque di reagire.C’è bisogno di un progetto storico: che cosa vogliamo oggi? A che cosa si sente chiamata questa Associazione?Altrimenti tutto si riduce all’assemblea che va bene, ci siamo sentiti bene, però si deve passare dal sentirsi bene ad avere progetti comuni condivisi    

                                                                   DON PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA

 

Exallievi/e di Don Bosco ...     Chi sono?

Exallievi/e di don Bosco sono coloro che, per aver frequentato un Oratorio, una Scuola o una qualsiasi altra Opera salesiana, hanno ricevuto una preparazione per la vita secondo i princi­pi  del Sistema Preventivo di Don Bosco.

 

L'educazione ricevuta, che richiama i vincoli di figliolanza e la gratitudine a Don Bosco che portano l'Exallievo/a a partecipare alla missione salesiana nel mondo, si manifesta assumendo, secondo le proprie possibilità e la propria specifica competenza di laici, responsabilità di fattiva collaborazione per realizzare le finalità proprie del progetto educativo salesiano.

 

Occorre distinguere i significati concreti diversi della parola “Exallievo

Exallievo” semplicemente di fatto: chi ha frequentato un istituto salesiano: oratorio, scuola, anche se poi dimentica e prescinde dai valori educativi salesiani.

“Exallievo non iscritto, ma cosciente dei valori educativi di Don Bosco”: chi ha ricevuto e assimilato più o meno l'educazione salesiana, e ancora oggi ne accetta e ne vive globalmente i valori centrali, e lo manifesta intrattenendo qualche legame con i suoi educatori ed ex compagni, ma fuori di ogni organizzazione.

“Exallievo membro di una Unione Exallievi”: chi è consapevole degli impegni coerenti con l'educazione ricevuta ed è entrato liberamente come socio attivo in qualche Centro locale della Confederazione Mondiale Exallievi Don Bosco.

Exallievi/e:chi sono?

(Articoli  pubblicati sul Notiziario dell’ORATORIO)

Ciao! Siamo un bel gruppo di amici che, come fai tu oggi, hanno frequentato per tanti anni l’Oratorio e sono cresciuti in allegria praticando attività sportive, teatrali, musicali, partecipando a tutte le iniziative che i Salesiani e gli animatori organizzavano per noi adolescenti, ragazzi e giovani perché diventassimo “buoni cristiani e onesti cittadini” come voleva Don Bosco- padre e amico dei giovani di ieri, oggi e domani.

I campi scuola, le giornate di ritiro lontani da casa, gli incontri di animazione sociale e religiosa,le celebrazioni liturgiche contribuirono a farci maturare e ancora oggi adulti e giovani educati negli oratori ed istituti salesiani ci ritroviamo in uno dei gruppi della Famiglia Salesiana – gli exallievi di Don Bosco- per incontri formativi, attività di volontariato(Centro di ascolto, Assistenza Ospedaliera, Caritas Diocesana, campi di lavoro in missioni salesiane),attività culturali(pubblicazioni di diverso argomento, gite e visite guidate), solidarietà ( adozioni a distanza, borse di studio per giovani bisognosi e meritevoli ) ,per attività sportive e feste conviviali.

Siamo operai, medici, avvocati, professori, dipendenti di enti pubblici e aziende private… che hanno messo su famiglia, che hanno figli della tua età(ma anche più piccoli o più grandi), che testimoniano nella vita quotidiana, nella società civile ed ecclesiale l’educazione ricevuta nelle Case di Don Bosco.Egli rimane,infatti, il nostro punto di riferimento e il nostro ispiratore nell’attenzione ai giovani e ai loro problemi.

Quest’anno la nostra associazione salernitana festeggia il 50° anniversario di fondazione e fu proprio per l’impegno,il sacrificio, la generosità degli exallievi che nel 1954 a Salerno vennero i figli di Don Bosco per iniziare la loro opera educativa nell’Oratorio, nell’Istituto e in Parrocchia.

                                 Vieni a conoscerci e a parlare con noi…ti racconteremo tante cose e …chissà che fra qualche anno non verrai anche tu a far parte di questo gruppo della grande Famiglia Salesiana.

 

 

 Oratorio(1954-2006)

Allegria,impegno e sorriso

 

Cari oratoriani,

il redattore mi ha invitato a scrivere per voi qualche breve nota sulla storia del nostro Oratorio. L’ho fatto con gioia perché questa storia l’ho vissuta dalla posa della prima pietra(1953) e perché innanzi tutto ho sperimentato che l’educazione ricevuta in Oratorio mi ha segnato profondamente.Essa ha infatti guidato e sostenuto le scelte fondamentali della mia vita donandomi quelle energie morali e spirituali cui ancora oggi faccio ricorso in famiglia,da pensionato della scuola,ancora "al lavoro" come exallievo di Don Bosco e cooperatore salesiano .Lo auguro anche a voi con tutto il cuore "oratoriano" nella certezza che anche voi vi sentirete sempre membri della Famiglia Salesiana in cammino per le strade del mondo,testimoniando i valori di cui la vita oratoriana vi sta arricchendo.

Fu nel 1950 che in famiglia sentii parlare per la prima volta di Don Bosco,Domenico Savio e Salesiani. Mio padre aveva conosciuto e sostenuto Don Luigi Rocca venuto a realizzare la Casa Salesiana di Salerno,un sogno antico degli Exallievi e Cooperatori. A me bambino e ai miei amici egli aveva parlato di cortili,sale da gioco,cinema e teatro;fu naturale per noi associare il nome "oratorio" all’idea di "ricreatorio".Si trattava perciò solo di trasferirsi dai cortili delle case popolari(di via Paolo De Granita- Iannicelli- Campo Sportivo "D.Vestuti") e dai palazzi del nascente quartiere Carmine in una sorta di "cittadella dei giovani" sulla collina che chiamavamo "Monte Bianco" per il bianco terreno di calcare siliceo. Da qui nacque l’ancora usato modo di dire "andare sui salesiani". Essi giunsero nella casa in costruzione il 28 settembre 1954,un mese prima che Salerno,la zona costiera e anche il nostro quartiere(Calata San Vito)fossero devastati da una tragica alluvione. Il 17 Ottobre le porte della cappella dell’Istituto "San Domenico Savio" che fungeva anche da parrocchia(e lo fu fino al 28 gennaio 1961)e dell’Oratorio(sistemato dove oggi è il refettorio dei giovani studenti del Pensionato)si aprirono al quartiere e alla città con il Direttore-Parroco don Aurelio Musto e con il giovanissimo(27 anni) don Giovanni Farella, incaricato dell’Oratorio(fino al 1956). Con lui scoprimmo la meta da raggiungere:essere "buoni cristiani e onesti cittadini", che la "santità" consiste nel vivere in allegria e in grazia di Dio e in retta amicizia con tutti attraverso il gioco,lo studio, il lavoro e la preghiera individuale e di gruppo. L’allegria era ed è la prima nota dominante dell’ambiente veramente oratoriano;essa accompagna da oltre 50 anni la crescita civile e la formazione morale e religiosa della gioventù di cui Don Bosco ieri come oggi è "padre e maestro". La seconda nota che ha sempre caratterizzato il clima e le giornate di vita oratoriana è il sorriso di salesiani ed animatori,segno di accoglienza e di speranza, un segno di Cristo e di Maria Ausiliatrice che accompagnano bambini,ragazzi e giovani. Anche noi vivemmo queste due note come segni rassicuranti che diventarono poco alla volta sostegni validi nella nostra ricerca del senso della vita. Dal 1954 di acqua ne "è passata sotto i ponti";migliaia di giovani sono passati dall’Oratorio,vivendo giornate di vita serena e arricchente accompagnati e formati da tanti figli di Don Bosco e Maria Ausiliatrice che con generosità e amore si sono spesi,a tutti donandosi senza risparmio. Grazie a loro e agli animatori la vita oratoriano non è mai stata solo giochi di sala(ora poco amati dai giovani) e di cortile,e non si è mai limitata alla sola partecipazione alla Messa e alle altre celebrazioni religiose,al catechismo e alle riunioni formative. Tutto è stato sempre ben contemperato e il tempo trascorso in oratorio non ha mai conosciuto l’ozio e la noia. I "direttori" erano sempre presenti e vigili in cortile e nelle sale(come se avessero il dono dell’ubiquità),partecipavano essi stessi a tutte le attività con gli animatori. In questi anni si sono dati il cambio tante persone,sono cambiate strutture e ambienti, forme di aggregazione e interessi,sono state promosse forme associative quali P.G.S.,C.G.S.,V.I.S.,T.G.S.,ma lo spirito è rimasto lo stesso.Basta considerare quanto i giovani realizzano con la guida attenta del salesiano "di turno";basta affacciarsi nei cortili e negli ambienti in cui i giovani vivono il loro tempo per rendersene conto e capire che il progetto di una società e un mondo migliore non è un’utopia,un irrealizzabile sogno. Perciò, dopo la lettura in tempo reale della cronaca variegata del nostro mondo globalizzato, possiamo ancora dire ancora oggi: "meno male che c’è l’Oratorio".(continua).

 

       ORATORIO (1954-2006) II parte

 

Dopo Don Farella,che aveva gettato le fondamenta dell’Oratorio a Salerno germogliarono le nuove stagioni;gli oratoriani dal 1956 conobbero l’impegno di altri salesiani:

Renato Di Lorenzo(’56-’59),

Giuseppe Di Massa(’59-’60),

Pierino Del Vento(’60-‘68/’72-’75),

Dario Bianco(’68-’71),

Savino Di Muro(’71-’72),

Giorgio Sannino(’75-’84),

Carmine Del Vecchio( ’84-’86),

Carlo Tucci(’86-’91),

Franco Melillo(’91-’97),

Ercole Cinelli(’97-‘03),

 Rino Carignano(‘2003-2009).

Paolo Misciagna 2009 - 2011
 Francesco Redavid 2011- 2018
 Federico Mingrone 2018 - 2022
 Savino Pecoraro 2022 - ...

C’è stata tuttavia sufficiente continuità pur nella naturale diversità di personalità, temperamento,carattere e spessore culturale di ciascun responsabile nei mutamenti sociali,culturali,ambientali e nei cambi generazionali.I giovani hanno continuato ad essere accompagnati e educati perché si inserissero in modo maturo,consapevole e responsabile nella società civile ed ecclesiale .Per molti anni l’Oratorio fu esclusivamente maschile;la marcia di avvicinamento all’altra metà del cielo(quello in rosa) fu lenta e faticosa, a tratti resa difficile non solo dai religiosi ma anche dalle famiglie e dalla consolidata e diffusa mentalità "separazionista"che cominciò a mutare per effetto del dopo Concilio Ecumenico Vaticano II° prima e dei tumultuosi anni Sessanta dopo. Il’68 ebbe i suoi effetti anche nel mondo oratoriano e la "promiscuità" fu tollerata e tenuta "sotto osservazione". Riguardò tuttavia solo i giovani giunti al termine del corso di studi superiori e gli universitari che cominciarono ad aggregarsi in ridotti ma vivaci "spontanei" gruppi misti che diedero vita a dibattiti e incontri socio-culturali;essi risentirono,come tutta la comunità cittadina e parrocchiale, anche della presenza nella Casa salesiana di Salerno dello Studentato teologico internazionale trasferito da Castellammare nel triennio ’65-’68. Quella presenza(i chierici furono molto attivi in Oratorio e in città) e il mutato clima generale politico-religioso e sociale diedero vita ad una stagione di profondo rinnovamento e a cambiamenti che poco alla volta andarono radicandosi e diffondendosi sempre di più:Genitori e educatori,Chiesa e scuola non erano preparati a questi cambiamenti:da qui scaturirono disagi,incomprensioni,mancanza di dialogo e in Oratorio dolorosi allontanamenti di giovani seri, onesti e maturi che però non furono mai capiti

Molti di voi vorranno sapere come si svolgeva la vita oratoriana nella "cittadella" dei giovani sul "Colle Don Bosco"come fu denominata per molti anni la collina su cui erano sorti Istituto e Oratorio. Vi dirò che essa fin dall’inizio non fu mai solo giochi di cortile e di sala e meno che mai solo Messa domenicale e dei giorni festivi(di "precetto") o solo catechismo con gare diocesane ed ispettoriali, né solo preghiere della sera in cortile o sotto il porticato con la donboschiana "buonanotte" che dopo avvisi, esortazioni e qualche "parolina" di correzione rimandava i più piccoli a casa.Gioco e formazione sono sempre stati contemporaneamente i perni intorno ai quali si svolgeva il tempo e la vita dei giovani in Oratorio. Il gioco è evidentemente un mezzo educativo di primaria importanza:favorisce l’aggregazione,il bisogno dei ragazzi di movimento e di misurarsi con i coetanei,la necessità di svago e di scaricare le tensioni(oggi sono in molti a preferire ai giochi di gruppo il trascorrere il tempo libero dialogando"via internet",attraverso S.M.S. o giocando con la "play station");il gioco dà anche opportunità agli educatori di osservare impulsi e comportamenti, caratteri(aggressività e corretta competitività),capacità di socializzazione e di accettazione di regole e autocontrollo e,quindi, di porre in atto interventi educativi comunitari ed individuali tempestivi o rinviati a sereni colloqui(la "parolina"all’orecchio breve e incisiva come faceva Don Bosco) nei quali i ragazzi si manifestano, confidano,sfogano dando l’immagine esatta della comunità degli adulti in cui vivono(famiglia,parentela,scuola)e ricevono sostegno psicologico e consigli di vita.

A tal fine indispensabili sono l’assistenza e la presenza vigile e discreta in tutti gli ambienti frequentati dai ragazzi,la partecipazione del sacerdote,di animatori maturi,di collaboratori equilibrati e propositivi((genitori,mamme "Margherita",exallievi/e e cooperatori ispirati e guidati dal "metodo preventivo" di Don Bosco) che tuttavia facciano essere sempre "protagonisti"i giovani e si pongano nei loro confronti come compagni nel cammino di crescita e come stimolatori di energie positive e creatività e non come padri spirituali o peggio ancora …confessori perché a tali compiti è preposto solo il sacerdote. 

Rodolfo Graziano